Esposito

Perché, nel 2020, nella scuola italiana si continua a proporre la lettura delle opere di Dante, uomo del Medioevo, fortemente radicato nel suo tempo e nella sua patria? La Divina Commedia è un’opera in versi, elaborata sul piano retorico-formale, talora con un lessico di difficile comprensione (tanto più per un adolescente), infarcita di nomi spesso addirittura difficili da pronunciare e date, tante date, che rimandano a fatti storici da mandare a mente. Eppure…

Eppure, in un momento di estrema emergenza qual è quello che stiamo vivendo a causa della diffusione del COVID-19, il testo del Sommo Poeta ha palesato con forza dirompente uno dei meriti che gli vengono universalmente riconosciuti: Dante costituisce un nucleo imprescindibile del patrimonio culturale dell’Italia intera (sarebbe forse opportuno dire dell’intero genere umano), è tra gli elementi che consentono a un popolo di riconoscersi come corpo unitario ed empaticamente unito. Il canto VI del Purgatorio (letto dagli alunni della II D) ha fornito agli allievi del Liceo “Pietro Giannone” di Benevento lo spunto per sentirsi vicini e parte di una comunità viva e intellettivamente vivace. La scuola non è chiusa: continua ad assolvere anche alla propria funzione di collante sociale, permettendo ai ragazzi di costruire ponti col passato per poi riflettere e sperare circa il futuro. Proponendo una rilettura della dura sferzata che il poeta rivolge all’Italia, il “Dante 2.0” degli allievi del nostro Liceo ci invita a concludere: se restiamo uniti (e a casa) #andràtuttobene.

Francesca Esposito